Le Madonie, denominazione assunta dal XVI secolo, erano un tempo considerate un unico gruppo montuoso con gli attuali Nebrodi, traccia rimasta nei nomi scientifici delle specie floreali (es: Abies Nebrodensis).
Ancora prima chiamate Mons Aereis da Diodoro Siculo e Mons Marones Plinio, le Madonie rappresentano la parte centrale di ciò che è considerato l’Appennino Siculo, con un’estensione che va dai Peloritani ad Est e ai monti del Trapanese ad ovest. I confini orografici sono la valle del Fiume Torto ad occidente, la valle del Fiume Tusa ad oriente, l’altopiano gessoso-solfifero a sud ed il Mar Tirreno a nord. Differenti quelli dell’area protetta del Parco delle Madonie costituito nel 1989, che ricadono ad ovest nella valle del Fiume Imera settentrionale ed ad est nella valle del Fiume Pollina. All’interno dell’area ricadono le cime più alte della Sicilia, seconde solamente al Vulcano Etna, di cui diverse sfiorano i 2.000 mslm (Pizzo Carbonara – 1979 mslm, Pizzo Antenna Grande o della Principessa – 1977 mslm, Monte San Salvatore – 1912 mslm, Monte Ferro – 1906 mslm).
Fenomeno di particolare rilevanza nelle Madonie, assume il Carsismo, con le acque meteoriche che dissolvendo le rocce danno luogo ad un ricco sistema di circolazione idrico sotterraneo, con diverse manifestazioni ipogee, come l’Abisso del Gatto, l’Abisso del Vento e l’Inghiottitoio della Battaglietta.
La biodiversità fa da padrone. Oltre il 50% della flora siciliana è presente nell’areale delle Madonie, con circa 150 endemismi, di cui il più conosciuto è l’Abies Nebrodensis. La fauna è presente con quasi tutti i mammiferi dell’intera isola e con oltre il 65% degli uccelli, tra cui particolare rilevanza assume l’aquila reale.
Tutto questo e non solo, fa delle Madonie un laboratorio botanico ineguagliabile, a cielo aperto.
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