Guardare verso il cielo e toccare la roccia, diventare un tutt’uno e al tempo stesso staccarsene lentamente, salire verso l’alto, tendersi verso la meta: arrivare dove ci porta il cuore…
E’ stato questo il leitmotiv che ci ha animato durante la nostra due giorni dedicata all’arrampicata – immersi nello scenario delle Madonie – e a scoprire come arrivare dove ci portano i nostri movimenti guidati dalla tecnica ma, soprattutto, dalla passione.
Il termine “ARRAMPICATA” tende a far pensare istintivamente al raggiungere una meta in verticale, alla fatica per farlo e all’impegno ma, in realtà l’essenza di questa pratica ha più a che vedere con il contatto intimo con se stessi, la conquista di una consapevolezza che avviene attraverso il movimento muscolare stimolato da una sensazione di soddisfazione quando ogni gesto diventa un mezzo, gioioso e giocoso, per arrivare la dove il benessere non è in cima ma dentro ognuno di noi.
La naturale azione del movimento è orientata verso un’espressività evoluta, incorpora una gestualità esclusiva che abita e si sviluppa in modalità individuale, dipende dalle attitudini ma anche dalle sensazioni e dalle emozioni che si provano, o dalle esigenze emotive che spingono ad intraprendere questo percorso che si può anche considerare una vera espressione, oltre che una utile per la preparazione verso altre discipline sportive.
Per questo, oltre che un’attività sana e divertente, è anche utile sul piano mentale e psicologico, consentendo di riconnettersi con la parte più “naturale” si sé con benefici che sviluppano le capacità fisiche generali, la forza, l’elasticità e la tonicità muscolare, la mobilità articolare, la coordinazione, la propriocettività.
Condividere lo spazio, il tempo, l’impegno: questa è la vera impresa quella che mette in relazione il tuo “io/mondo” con quello degli altri, aspettando che ognuno faccia i propri gesti e contemporaneamente concentrarsi sui propri mentre tutto intorno è silenzio, suoni del respiro e del battito.